martedì 26 aprile 2011

Superpagellone

Pagellone
La musica è finita, gli amici se ne vanno…

Ogni volta che, nella storia dello sport, una squadra dai trascorsi gloriosi matura una sconfitta decisiva e meritata, gli esperti estraggono dall’archivio la nozione di “fine di un ciclo”; e ce lo si aspetterebbe anche in questo caso dopo che, pur a testa alta e giocandosela fino alla fine, la corsa dello Sparta Spritz si è amaramente arenata contro lo scoglio dei quarti di finale. Non è così.
La squadra, forse nel momento più tragico della sua storia, ha invece dimostrato attributi che nelle fasi precedenti, contro avversari non di livello, non aveva mai mostrato; certo, il gioco espresso non è stato dei migliori, un po’ di velocità di manovra in più, meno individualismi, e un paio di polmoni d’acciaio avrebbero fatto comodo, ma la società non piange certo sul latte bagnato.
I ragazzi hanno dimostrato coraggio, voglia e, nonostante l’età, di avere ancora qualcosa da dare a questa squadra, quindi il progetto è ancora valido.
Per sfortune e imprevisti vari, forse il cammino nel torneo più importante della laguna (forse anche più affascinante della cepsion ligg) sarebbe stato più lungo ed il bilancio positivo, ma ai piani alti, come nello spogliatoio si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno.
Ripartire da questa sconfitta ma ripartire.

Tornando al calcio giocato, la partita di chiusura della prima giornata di quarti di finale, ha visto in campo due compagini che, sebbene distanti come organizzazione di gioco e valori, hanno dato vita ad una partita combattuta, corretta e a tratti ben giocata; due squadre senza timore che hanno reso onore al giuoco del calcio a 5.
Sul campo terremotato e senza massetti di pendenza del Madonna dell’Orto Stadium, c’è aria di grande serata e nessuno delle due compagini si tira indietro.
La partenza degli avversari è inaspettatamente lenta e lo Sparta Spritz ne approfitta per provare una fuga che qualsiasi esperto di ciclismo troverebbe inopportuna a così tanta distanza dal traguardo finale; detto fatto: la squadra si siede gli ingranaggi non girano come dovrebbero e il San Michele torna prepotentemente in partita con un uno-due (e anche tre-quattro) che tramortisce gli sprtitziani che non trovano la forza per reagire.
Pensi che sia finita, quando è dalla panchina che arriva la sferzata: serve la faccia tosta di chi sa che può mettere solo ordine e cuore contro stile di gioco e velocità maggiori e il serbatoio dei bianchi di Venezia si riempie di metano che è sostenibile e ti da una mano: 5 a 4 e squadre a riposo dopo un bel primo tempo.
Alla ripresa del gioco una delle due squadre resta chiusa negli spogliatoi, probabilmente a fumare, e il San Michele ne approfitta per eseguire indisturbato il forcing che si rivelerà poi decisivo per la partita. La difesa degli Sparta Spritz sbanda, l’attacco non gira, la voglia di risolvere la partita da soli e nemmeno la solita scossa dalla panchina non bastano.
Il migliore ha vinto.
Tutti a casa, festa finita.

Marco “punchiball” Sissa. 7.
La solita certezza. A riposo nel turnover del turno precedente, riprende il suo posto ed è come se nulla fosse cambiato. Mette le mani (e altre parti non meglio definite) su tutti i palloni. Nove gol al passivo farebbero arrossire qualsiasi portiere e scendere vertiginosamente la valutazione, ma sinceramente come chiedere di più anche in questa occasione al portierone rosso Campari. Sempre impeccabile, sempre pettinato, questa volta anche infortunato e sfortunato.
ALBA E TRAMONTO.

Cristiano “il filosofo” Zomer. 6,5
O’ Professore non si smentisce mai. Impeccabile e a corto di ossigeno come sempre. Tutti troppo giovani quelli che gli girano intorno, lui troppo saggio per perdere tempo con le follie di Pinazzi. La teoria la sa e la sa bene, ma la pratica è un’altra cosa. La lampadina si brucia e non vede mai una linea di passaggio chiara: il compito lo fa e lo fa da primo della classe, ma non è geometra come sempre.
Subisce gli sbandamenti del compagno di reparto.
MEZZE MANICHE.

Nicola “il Coyote” Pinazzi. 6.
In quale puntata Beep Beep si trasforma improvvisamente in Willy il Coyote? In quella andata in onda in prima serata a Madonna dell’Orto.
Passare da sfuggente roadrunner ad affannato inseguitore in una sola serata è un’idea che non sarebbe venuta in mente nemmeno al più brillante degli sceneggiatori della Warner.
Il capitano ha ancora bisogno di qualche lezione di leadership: in una serata come questa lucidità e mente fredda avrebbero avuto più effetto della solita grande voglia di portarsi tutti in spalla al traguardo.
Il generale sbaglia tattica e rivive una Immeritata Waterloo.
NAPOLEN(E) DYNAMITE.

Andrea “scacciacani” Pegoraro 6,5.
L’arma più letale degli Sparta ha le polveri bagnate e la squadra ne risente. Il pezzo da 90, l’artiglieria pesante, si inceppa e spara un po’ a salve (soprattutto nel primo tempo).
La solita dose di lavoro operaio non manca ma stasera non basta a vincere. Tiene alta la squadra e larghe le braccia, si incaponisce qualche volta di troppo, ma trova un paio di scarichi da centro di NBA che fruttano alla squadra.
Un volo d’angelo gli nega la gioia della tripletta con un gol da cineteca.
INCEPPATO.

Davide “labirintite” Crocoli. 6,5.
Il ragazzo parte bene; ci mette al solito, fisico, voglia e tanta potenza: che l’abbia sprecata tutta per il primo tiro. Sfonda il portiere, sfonda la rete, abbatte un muro e poi, come un palla di cannone, inizia a perdere d’inerzia.
Il sorpasso avversario lo demoralizza, lo Zeppelin si sgonfia e perde quota. In campo serve un Q.I. calcettistico troppo elevato e la solita grande voglia di fare non basta. Occhi dispersi a metà della prima frazione, non si fa comunque mancare la dose giornaliera di marcature.
ROBINSON CRUSOE.

Filippo “quoziente intellettivo” Bergianti. 7.
Sarà un caso che le due volte che scende in campo la squadra rimonti? Se due indizi fanno una prova, la risposta è no.
Inizia dalla panchina ed è un vantaggio: legge a mente lucida le dinamiche, capisce cosa manca alla squadra e prova a darglielo.
Il Q.I. di cui sopra è quello giusto, il fisico e i piedi meno. Pronto per la panchina? Vedremo.
Nella limitatezza delle doti tecniche e fisiche, sfodera una prestazione intelligente, quasi sempre ordinata e vogliosa che rianima il cadavere da scena del crimine della squadra.
I gol sono lo specchio della sua partita: nel primo si mette nel posto giusto al momento giusto, senza faticare, nel secondo mette il piede in un tritacarne di gambe e braccia per il tocco infame che sorprende tutti. Intelligenza e voglia.
KNOW HOW.

Davide “Slimer” Della Porta. 6.
Assiste da spettatore un veloce avvio di partita e ad un altrettanto veloce collasso della squadra che lo tramortisce forse anche di più dei compagni in campo.
Non è tranquillo e si vede: sarà il vorticare di avversari e compagni, sarà il timore per un ginocchio non al meglio, sarà lo shock anafilattico dei primi 10 minuti ma il ragazzo è più bimbo perduto del solito. Si auto infligge una permanenza punitiva in panchina immeritata.
E dire che i suoi chili avrebbe fatto comodo in difesa.
ECTOPLASMA.


Il Pagellone Stagionale.

Marco “Ragno Rosso” Sissa. 9.
A sorpresa il migliore dei suoi per tutto il torneo. Se il girone premia la difesa degli Sparta Spritz come una delle migliori del torneo è soprattutto merito suo. Toglie le castagne dal fuoco innumerevoli volte e in disparate situazioni e condizioni, dal caldo tropicale all’apnea aquatica di Madonna dell’Orto. Quando manca si vede e si sente. Sempre impeccabile nel look come nelle prestazioni, i compagni sperano di non perderlo per vederlo prendere il posto di Van der Sar allo United.
ANTIPROIETTILE.


Andrea ”Sputafuoco” Pegoraro. 8.

Se è sempre sul tabellino dei marcatori un motivo ci sarà.
E’ l’incubo di portieri e difensori (o difenzori come dice Zomer) e madiba dei compagni. Predica calma e diffonde la parola del gol. Evangelizza tutti i portieri che gli capitano davanti e, come un santo, sopporta il martirio degli stinchi dei difensori avversari e dei passaggi fuori giri dei compagni. Impegno, abnegazione, fede. Ora et labora, gol e parole di conforto.
MAHATMA.


Nicola ”Skipper” Pinazzi. 8.

Lo fanno capitano e lui fa il capitano part-time. Toppa all’avvio (non si presenta) e spara a salve nel primo turno ad eliminazione.
Nel mezzo, la solita serie di prestazioni di livello ed energia. Centrale nucleare.
Gioca sempre secondo il suo credo: corsa e legna. Sarà la primavera, ma manca della solita esplosività che gli permette di sopperire a qualche “colpo di testa” di troppo.
Troppe volte i compagni gli chiedono di cantare e portare la croce, troppe volte accetta di farlo.
Potrebbe solo fare ed invece vuole strafare (e strafarsi).
UBIQUITA’


Davide “Big Jim” Crocoli. 7,5.

Te lo aspetteresti sempre a bocca asciutta, ed invece si rivela costante presenza sul tabellino marcatori.
Certo una convergenza ai piedi, magari ricordarsi di quale sia la scarpa sinistra e quale quella destra avrebbero, forse allungato la corsa degli Sparta, ma non osiamo chiedere di più.
Sopperisce, come sempre, ad un innato disordine calcistico (e mentale) con grinta, voglia e fisico. Un corso di autocontrollo in più e un turno di palestra in meno forse lo riequlibreerebbero, ma non puoi fermare il tuono.
CAVALLO PAZZO.


Filippo “Uomo del Faro” Bergianti. 7,5.

Te lo aspetti leader centrale e te lo ritrovi tuttofare. Il paracarro semovibile che spaventa i bambini e fa abortire le gestanti di Sacca Fisola non ha i mezzi fisici per dominare l’area come sempre. Il livello si alza e lui si deve reinventare.
Parte male, si infortuna, torna e cresce. La parabola della stagione calcistica c’è tutta e forse è un peccato che debba lasciare il torneo così presto.
Dimostra che la testa e i piedi non mancano, almeno non sempre, ma il fisico e l’atavica macchinosità non lo aiutano. E’ un vorrei ma non posso, a tratti posso ma chi me lo fa fare.
ALTA MAREA.


Crsitiano ”O’Professore” Zomer. 7,5.

Il professore è in aula: inizia la lezione. Prendete appunti ragazzi.
Qui il vorrei ma non posso raggiunge dei livelli apicali.
La testa è di quelle da Nobel calcistico, i piedi da torneo provinciale, il fiato da campo del prete.
Ordinato, preciso, a volte nemmeno suda: potrebbe scendere in campo in giacca e cravatta e fare la sua porca figura.
Ma anche il più perfetto dei calcolatori sbaglia se salta la corrente. Parte bene, si spegne lungo il torneo: fiato corto per lui.
CALO DI CORRENTE.


Davide ”Bimbo Sperduto” Della Porta. 7.

La labirintite è di quelle grosse.
Subisce eccessivamente i tracolli psicologici (e fisici) suoi e della squadra. Regala perle dentro e fuori dal campo, tra cui un bagliore nelle tempesta di Madonna dell’Orto. Ha i numeri, ma se li gioca sulla ruota sbagliata. Un ripassino alla smorfia e un paio di sigarette in meno al giorno e potrebbe far cambiare registro a qualsiasi squadra.
Magari prima anche un giretto dallo psicologo per una dose di autostima.
TIMIDO UBRIACO.

Filippo”Mancanza” Galli. 6.

Cosa è mancato allo Sparta Spritz? Sicuramente corsa e fiato.
Cosa poteva dare “il pugile” Galli? Sicuramente corsa e fiato.
L’equazione matematica è delle più semplici: una presenza assenza, un polmone d’ossigeno, un ricambio d’aria che avrebbe fatto molto comodo.
Senza di lui il rapporto aerante dell’architettura Sparta cala in maniera drastica.
La prova? Quando c’è è tutto più facile.
ASSENTE (IN)GIUSTIFICATO.

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